domenica 2 dicembre 2012

Avevano spento anche la luna - Ruta Sepetys

Titolo: Avevano spento anche la luna
Autore: Ruta Sepetys
Pagine: 380
Titolo originale: Between shades of grey

Voto: 

Vi siete mai chiesti quanto vale una vita umana? Quella mattina la vita di mio fratello valeva un orologio da taschino.
Dare un voto in realtà a questo libro mi sembra piuttosto sbagliato, è una storia invalutabile.. Il voto estremamente positivo è dato dalla narrazione della Sepetys, incalzante, scorrevole e perfetta.
E' un libro che mi ha straziato il cuore e mi ha fatto apprezzare tutte le cose che do per scontate: dignità, il vivere in un paese libero, il non sapere cosa voglia dire avere fame.. Mi ha fatto capire che i 'problemi' che affronto giorno per giorno sono nulla e le mie lamentele sulle storture che incontro del tutto fuori luogo.
Solitamente quando si parla di DEPORTAZIONE il primo pensiero che viene in mente sono gli ebrei con Hitler.. Bene, Stalin ha deportato circa venti milioni tra lituani, lettoni, estoni e finlandesi in zone che dire ostili è poco, ma la cosa è assai meno conosciuta.. Un'ulteriore ingiustizia per queste povere anime strappate da casa loro e trattati alla stregua di animali se non peggio..
Mi immaginai un tappeto che veniva sollevato e un’enorme scopa sovietica che ci spazzava sotto.
La Sepetys, figlia di un sopravvissuto a tali orrori, ha compiuto un inestimabile lavoro di ricerca e nelle ultime pagine scrive:
Ho fatto due viaggi in Lituania per fare ricerche per questo libro. Ho incontrato parenti, sopravvissuti alle deportazioni, superstiti dei gulag, psicologi, storici e funzionari governativi. Molti dei fatti e delle situazioni che descrivo nel romanzo sono esperienze che mi hanno raccontato i sopravvissuti e i loro familiari, esperienze condivise, a detta loro, da molti deportati in Siberia.
Grazie. Grazie per questa testimonianza importante.. Non bisognerebbe MAI dimenticare cose del genere, a monito per il futuro..

Mentre leggevo, la mia fiducia nel genere umano crollava a precipizio pagina dopo pagina. Come si può anche solo pensare di trattare altri esseri umani in questo modo? La cosa peggiore non è stata la deportazione in sè o la costrizione ai lavori forzati in condizioni infime.. No, è stata la soddisfazione e la goduria delle guardie sovietiche a prevalicare su donne, vecchi e bambini indifesi e ad insultarli senza ragione che mi ha fatto venire la pelle d'oca e tanta voglia di piangere..
«Ma come fanno a decidere che siamo animali? Non ci conoscono neanche», dissi. «Noi conosciamo noi stessi», rispose la mamma. «Loro si sbagliano. E non permettere mai che ti convincano del contrario. Hai capito?» Annuii, ma sapevo che qualcuno se ne era già convinto. Li vedevo farsi piccoli davanti alle guardie, i volti senza speranza.
I russi si erano fermati ad aspettare. Una donna sulla lista stava partorendo. Non appena fosse stato tagliato il cordone ombelicale, avrebbero gettato lei e suo figlio sul camion.
L'autrice ha costruito dei personaggi magistrali:
- Lina, la voce narrante è una ragazza di 16 anni al momento di essere deportata.. E' un'artista e vuole far arrivare i suoi disegni al padre, deportato lontano dal resto della famiglia.. Sa quello che vuole e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.. Una ragazza coraggiosa che combatte nonostante più e più volte sarebbe stato ben più facile mollare tutto:
Io volevo la vita. Volevo sopravvivere. In parte mi sentivo in colpa. Era egoista desiderare vivere anche se i miei genitori non c’erano più? Era egoista avere desideri oltre al fatto che la mia famiglia fosse insieme?
Il suo racconto e il suo combattere sono un inno alla vita, e l'ho veramente stimata tantissimo..
- Elena, la mamma di Lina e Jonas: ecco, se c'è un esempio di eroina nel vero senso della parola, questa è lei. Pronta a dividere i suoi averi non solo con i propri figli, ma anche con tutti gli altri sventurati che si trovano con lei.. Riesce ad aiutare tutti, bene o male, ha sempre un sorriso sulle labbra e pronta a incoraggiare chiunque si perda d'animo.. Quando è morta mi ha pianto il cuore, giuro!!
La speranza, come l’ossigeno, la faceva andare avanti.
In particolare, ella sembra essere l'unica che riesce ad essere gentile (e sopportare) Stalas, l'uomo calvo che rende il loro incubo ancora più un calvario.. Non ha parole gentili per nessuno, non vede altro che il buio, è scorbutico e si aspetta sempre la compassione degli altri.  Anche se alla fine mi ha intenerito anche lui:
Il calvo si chinò sulla mamma e le infilò in mano la sua razione.
Questo piccolo gesto, quando Elena sta per morire è di un tenero.. :')
- Jonas, il fratellino 11enne di Lina: un povero cucciolo costretto a crescere di fronte all'orrore in cui è immerso; stella lui, insieme agli altri migliaia di bambini innocenti.. Costretto a lavorare, pensare e agire come un adulto.. Se la cava egregiamente, nonostante l'infanzia rubata..
- Andrius, forte e generoso, deve assistere impotente al fatto che la madre si prostituisca con le guardie sovietiche per rimanere al suo fianco. La sua storia d'amore con Lina è stata l'arcobaleno dopo un temporale: che tenerezza, che dolcezza, quanto amore..
«Guardami», sussurrò Andrius avvicinandosi. «Ci rivedre mo», disse. «Pensa solo a questo.»
«Andrius, sono... spaventata.» Lui si fermò e si voltò verso di me. «No. Non devi esserlo. Non devi concedergli niente, Lina, nemmeno la tua paura.»
 L'ultima parte, quella ambientata nell'estremo Nord della Siberia, è agghiacciante: la gente inizia a morire come mosche, ci sono bufere che fiaccano gli spiriti e i corpi dei sopravvissuti, lavoro duro per permettere ai sovietici di stare al caldo e mangiare a sazietà.. Disgustoso, non ho altre parole!
L'arrivo del Dottor Samodurov (tralaltro un personaggio realmente esistito), apre una piccola speranza per i disgraziati, che ricevono cibo e cure (ma non la possibilità della libertà..)
La sua mano si mosse velocemente verso di me. Io sollevai i palmi per proteggermi. «Sono il dottor Samodurov.» Aveva teso la mano per stringere la mia.
«Dottor Samodurov, come ha fatto a trovarci?» gli chiesi. «Nikolaj Kretzskij», fu la sua unica risposta.
E qui credo sia d'obbligo spendere due parole su Kretzskij: io ho sempre avuto fiducia in lui :') ho sempre visto il 'buono', se così possiamo definirlo, nascosto nella sua anima.. E sì, anche lui alla fine pur con la sua crudeltà, con il suo divertirsi a spese dei prigionieri , mi ha fatto una grande tenerezza:
Vattene. Ti odio. Mi hai sentito? TI ODIO!» Kretzskij fissò la mamma. «Anch’io», disse.
Una persona derelitta con i suoi stessi demoni, che odia sé stesso tanto quanto gli altri odiano lui.. che deve sottostare ad ordini imposti da Capitani odiosi ma che nel suo piccolo (anche se male), cerca di aiutare Elena prima e Lina poi.. La comparsa del dottore.. Beh, wow :')
Mi ha commosso anche la facilità con cui la gente disperata aiuti Lina a farla passare inosservata mentre porta un gufo morto per poterlo mangiare con i suoi compagni:
Non chiesero nulla. Erano felici di aiutare qualcuno, di riuscire a ottenere qualcosa, anche se non era a loro beneficio.
Una delle citazioni più belle che ho raccolto da questo libro:
Piantai un seme di odio nel mio cuore. Giurai che sarebbe cresciuto fino a diventare un albero imponente

Leggetelo.. Leggete questo libro che vi strazia il cuore..  
Vi lascio il video della presentazione del libro, che a me è piaciuta tantissimo..


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